sindrome di dupuytren

Sono passati quasi 200 anni dal 1831, anno in cui Guillaume Dupuytren (chirurgo francese e medico di Napoleone) notò nelle mani del proprio cocchiere una particolare forma di retrazione permanente delle dita. Da quel momento presentò le sue scoperte a Parigi su questa patologia dal quale assume anche il nome.

Purtroppo, le cause del morbo di Dupuytren rimangono ancora sconosciute al giorno d’oggi: l’unica cosa certa è il riconoscimento a livello genetico di una predisposizione familiare. Non vi sono nemmeno evidenze scientifiche che mettano in correlazione l’insorgere della patologia o la sua progressione con traumi (recenti o passati) della mano oppure attività lavorative particolarmente stressanti e ripetitive.

 

In Italia sono quasi 9.000 le persone che ogni anno soffrono di questa patologia: patologia ad evoluzione cronica, spesso invalidante, colpisce maggiormente il sesso maschile dai 50 ai 70 anni e che rappresenta la causa più comune di deformità della mano.

 

Ma cosa si nasconde dietro a questa malattia? Quali sono i sintomi più caratteristici?

I sintomi iniziali sono la comparsa di un nodulo fibroso, una specie di “cordone” duro, che si manifesta prevalentemente sul lato ulnare della mano (tra il 4° e il 5° dito nel 70-80% dei casi). Tale ispessimento patologico interessa una membrana (chiamata aponeurosi palmare) presente a livello superficiale del palmo della mano. La malattia è cronica, permanente e progressiva e nel 65% dei casi diventa bilaterale, ossia arriva a colpire entrambe le mani. Con l’avanzare della patologia si manifesta anche una flessione graduale delle rispettive dita (l’anulare e il mignolo per lo più) limitando così la loro capacità di estensione, anche se il processo può richiedere mesi, se non addirittura anni. Pensate che nei casi più gravi si arriva alla chiusura quasi totale delle dita stesse!

 

Il morbo di Dupuytren è benigno e indolore fortunatamente, le vere e uniche problematiche sono le limitazioni/impotenze funzionali della mano che ne conseguono per la deformità oltre che al disagio estetico.

 

Come si può capire se si è affetti da questa patologia?

La diagnosi del morbo di Dupuytren è piuttosto banale e non necessita di indagini strumentali. Poiché esso si distingue per dei segni del tutto particolari, anche con una semplice visita valutando le manifestazioni sintomatologiche caratteristiche e la consistenza dei noduli si riesce a diagnosticare la malattia.

 

Quali trattamenti sono possibili al giorno d’oggi per questa malattia?

Come sopra accennato, purtroppo, il morbo di Dupuytren è ad evoluzione cronica e progressiva e non esiste ancora nulla che possa risolvere la problematica al 100% in modo definitivo. Persino la chirurgia è da prendere in considerazione come ultimissima spiaggia: è molto probabile infatti che, dopo l'intervento, in un periodo che può variare da alcuni mesi a diversi anni la malattia si manifesti nuovamente con alto rischio di recidive.


Un approccio sicuramente meno invasivo, con buoni risultati nei primi stadi della patologia e che mira a rallentare la progressione della malattia migliorando le funzionalità della mano è, invece, il trattamento fisioterapico composto da:

  • Terapie strumentali come Laser ad Alta Potenza e Ultrasuoni hanno lo scopo di ridurre i noduli fibrosi andando a lavorare su tutte le aderenze e gli ispessimenti sottocutanei;
  • Stretching e allungamenti di tutte le strutture interessate della mano al fine di renderle più elastiche;
  • Mobilizzazione manuale di tutte le articolazioni della mano per ridurre o evitare eventuali blocchi articolari (dovuti all’irrigidimento che porta la malattia stessa) migliorando così la loro funzionalità;
  • Alcune tecniche particolari di massaggio trasverso profondo direttamente sul tessuto connettivo per cercare di sciogliere sempre gli ispessimenti nodulari.

 

Nei casi più gravi e negli stadi più avanzati della patologia, quando tutti i trattamenti sopra elencati non hanno dato i loro frutti, l’ultima soluzione possibile è l’intervento chirurgico da concordare sempre dopo un consulto accurato con un ortopedico specialista della mano. Raccomando una buona riabilitazione anche dopo l’intervento al fine di evitare spiacevoli complicanze post-chirurgia e recuperare la massima qualità possibile dei movimenti delle dita.

 

Ribadisco che non esiste nulla di miracoloso per questa patologia, ma a seconda del suo stadio si tentano diversi tipi di approccio e di tecniche sperando di ottenere il miglior risultato. Il fattore più importante è sicuramente quello di recarsi a fare una visita non appena si notano i primi sintomi: più la patologia viene trattata ai suoi esordi e più la prognosi e la riuscita dei trattamenti saranno favorevoli.

 

 

Se volete prenotare una prima visita di valutazione e comprendere meglio il percorso fisioterapico più adatto alla vostra situazione clinica vi invito a contattarmi chiamando il numero 3473034660. Sarò felice di rispondere alle vostre domande.